Sono figlio di una maestra di scuola elementare. Ho visto per tanti anni quanto questo mestiere sia una missione che dà tanto e che prende tutto, quasi prosciugando le energie fisiche e mentali di chi vi si dedica con passione.
Mi spaventava la sproporzione tra quanto i miei professori davano e quanto ricevevano in cambio. Per questo, fin da ragazzo, avevo escluso categoricamente di diventare un insegnante.Infatti, la vita mi ha portato ciclicamente ad esserlo in diversi ambiti, dall’Università alle aziende.
Perché funziona così: più cerchi di allontanare qualcosa, più questo qualcosa ti bussa insistentemente alla porta. Così ho scoperto che, al netto della fatica della didattica, ho ricevuto sempre molto più di quanto ho creduto di dare. Insegnare significa dotarsi di una didattica che funzioni al meglio e quindi, significa che chi insegna deve essere consapevole di che cosa dice, di come lo dice e di a chi lo dice.
Questo pendolo continuo, questo mettersi nella prospettiva di chi deve imparare e, contemporaneamente, nella prospettiva di chi deve garantire di trasmettere nel modo più trasparente quanto possiede, è uno stimolo incredibile per la crescita personale. Insomma, è il modo più efficace di essere allievi.
Lo stesso avviene con i gruppi di Aikido dei quali siamo responsabili con Sara. I bambini ti mettono totalmente a nudo, ti obbligano ad una sintesi estrema, a pesare ogni singola parola e soprattutto ad essere quello che dici.
Funziona così anche con gli adulti, con modalità diverse. Nel corso adulti scompare la disparità di condizione che c’è tra un adulto e un bambino. Lì siamo più o meno tutti immersi nelle stesse routine: dal lavoro alla famiglia, dalle relazioni alle aspirazioni e speranze.
Ed è lì che spesso si inverte la “senpaitudine”: persone che stringono i denti e testimoniano che loro ci sono, sempre. Persone che hanno il coraggio di guardare in faccia i propri limiti e di cercare insieme un modo per superarli. Persone che si fidano di te e quindi che perdonano i tuoi limiti perché sanno che è l’unico modo per superarli insieme.
Insomma, chi impara da chi? La risposta è: tutti, ed è uno degli aspetti che fanno sì che la nostra disciplina sia un potente strumento di cambiamento personale e di costruzione di legami.
Mettersi nella condizione di attivare con tutti un dialogo fisico, relazionale e verbale…Che cosa c’è di più necessario per una vita serena e veramente ricca?
Buona Pasqua!
Andrea e Sara